L'opera reinterpreta la storia di Caino e Abele tentando di portarla in un'atmosfera attuale, per fare ciò ho preso le distanze dalla costruzione retorica del testo biblico e volontariamente smorzato il valore simbolico e religioso. Quella rappresentata è una scena di litigio e lotta tra fratelli, un evento assolutamente quotidiano nelle realtà familiari; i motivi dello scontro rimangono inesplorati, probabilmente la solita invidia, la stessa che muove Caino a uccidere Abele. La scena è movimentata ulteriormente dalla presenza dei genitori (Adamo ed Eva) che curvi tentano di dividere i corpi degli infanti. Nella rappresentazione è volutamente celata l'identità del carnefice, Caino così come quella della vittima, Abele (così come è in dubbio il diretto riferimento alla scena biblica), rimuovendo perciò la componente illustrativa e didattica dell'immagine; l'intento rappresentativo prodotto è, per tanto, non quello di trasporre nella realtà dei corpi la volontà predeterminante del testo religioso ma, all'inverso, quello di rappresentare una costante fenomenologica sulla quale applicare, se si vuole, una narrazione mitologica già formulata.
Il titolo "The Knot" fa riferimento al mito del nodo gordiano tagliato da Alessandro Magno per risolvere una situazione altrimenti inestricabile; i figli annodati tra loro in un perenne conflitto stanno per essere divisi dal frustino impugnato dalla madre, la quale elevatasi a giudice supremo, dio, impone la sua legge divina arrestando così, temporaneamente, il corso della legge di natura.
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